Storie di mattarello n. 1 – Il mattarello

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“Fare l’impasto è un atto primordiale. Mani e materia si scontrano per far nascere qualcosa che prima non c’era. La sfoglia invece è cultura, infatti, non può essere tirata a mani nude: serve un utensile e la capacità di usarlo.” (Davide Morosinotto)

Non esiste quasi cucina in Italia, dove non si nasconda un mattarello: uno strumento indistruttibile che si eredita da generazione in generazione. Ma da quando lo usiamo per tirare la sfoglia? Il mattarello era già utilizzato ai tempi degli etruschi (come testimoniano gli affreschi della tomba dei Rilievi di Cerveteri) e dei Romani, dove lo si chiamava fistula. Fino al Rinascimento l’attrezzo non era usato da tutti: nel Medioevo si trovava solo nelle cucine delle famiglie aristocratiche. Il matterello ha nomi diversi a seconda delle cucine di origine: “canéla” o “sciadur”in Emilia Romagna, “stendimàsse” in Abbruzzo, “lasagnaturi” in Sicilia, “laganatore” in Puglia, “mèscule” o “mace” in Friuli-Venezia Giulia o ancora “rolor”, “rolò” o “pressia” in Piemonte, insomma un attrezzo fondamentale nella vita di ogni azdora, la bacchetta magica delle sfogline.

Non c’è nulla da fare…la pasta tirata col mattarello si sente…eccome!

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